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SPREAD IN SALITA: QUALI SARANNO GLI EFFETTI SUI MUTUI

Lo spread sui titoli di Stato torna a far paura. A inizio mese il differenziale di rendimento tra BTp e Bund a 10 anni era a 120 punti, ieri ha toccato quota 300. C’è da aver paura anche sul fronte mutui? La risposta è «Ni». Certamente no per il breve periodo, e per breve si intende anche qualche mesetto. Forse sì nel medio periodo. In ogni caso siamo ben lontani dai facili allarmismi. Cerchiamo di capire perché. Il tasso dei mutui (sia fissi che variabili) è composto da due gambe. La prima è lo “spread” deciso dalla banca, ovvero il margine lordo che l’istituto di credito punta ad ottenere dal finanziamento. La seconda non dipende dalla banca, ma dall’andamento dei tassi del mercato interbancario. I mutui a tasso fisso sono parametrati sul valore degli indici Eurirs (viene solitamente preso il valore del giorno in cui si stipula). I mutui a tasso variabile sono indicizzati all’andamento degli indici Euribor.

Il punto è che i momenti di tensione finanziaria, contrariamente a quanto si può credere in prima analisi, nel breve periodo giocano a vantaggio dei nuovi mutui e non certo ledono quelli già stipulati.

Perché, molto semplicemente, favoriscono una riduzione degli indici Eurirs e di certo tendono a rimandare il momento in cui gli Euribor potrebbero salire. Come mai? Quanto agli Euribor sono legati ai tempi dei rialzi dei tassi della Bce e i momenti di turbolenza sui mercati allontanano, anziché renderli più vicini, i tempi d una stretta monetaria.

La riprova arriva dai mercati stessi. L’indice Morgan Stanley 1st hike Eurozone – che misura fra quanti mesi gli investitori si attendono il prossimo rialzo dei tassi da parte della Bce – la scorsa settimana era a quota 13 (quindi era stimato un rialzo dei tassi a giugno 2019) mentre ora è salito a 18 (quindi ci si aspetta una stretta più in là, nell’autunno 2019). Ciò vuol dire che, stando così le cose, chi sta pagando un mutuo a tasso variabile (o ha intenzione di stipularne uno nuovo) potrà – paradossalmente grazie alla tensione sul mercato dei titoli di Stato -beneficiare ancora più a lungo dell’eccezionalità dell’Euribor negativo (quota da oltre 1.000 giorni sottozero).

Quanto all’universo dei mutui a tasso fisso, l’analisi si sposta sugli indici Eurirs. Questi seguono da vicino l’andamento dei tassi del Bund tedesco. E durante le tempeste finanziarie i tassi del Bund tendono a scendere perché gli investitori aumentano gli acquisti di titoli tedeschi, considerati beni rifugio. Aumentando gli acquisti salgono i prezzi e diminuiscono di conseguenza i rendimenti. Non è un caso se a metà maggio il Bund a 10 anni pagava lo 0,65% mentre ieri ha chiuso allo 0,25%. E non è un caso che anche l’Eurirs a 20 anni (ma lo stesso vale per altre durate) nello stesso arco temporale sia sceso (da 1,55% all’1,38%).

Articolo tratto da http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2018-05-29/perche-per-qualche-mese-l-aumento-spread-btp-bund-riduce-costo-mutui-193312.shtml?uuid=AEwssswE&refresh_ce=1